Allo stato attuale, i vaccini anti COVID-19 utilizzabili in Italia, che hanno ottenuto l’autorizzazione della Agenzia Europea del farmaco (EMA) e della Agenzia Italiana del farmaco (AIFA), sono tre:
- Comyrta (BioNTech/Pfizer) autorizzato il 21-12-2020
- Moderna (Biotech) autorizzato il 06-01-2021
- COVID-19 Vaccine AstraZeneca autorizzato il 29-01-2021
I primi due hanno lo stesso meccanismo d’azione: sono infatti entrambi vaccini a RNA messaggero.
Per capire il loro funzionamento bisogna sapere che le nostre cellule normalmente decidono da sole quali proteine produrre e usano il DNA contenuto nel loro nucleo per dare istruzioni adeguate. In particolare, producono un pezzo diverso di RNA complementare al DNA (RNA messaggero, mRNA) per produrre ogni specifica proteina. L’RNA passa dal nucleo al citoplasma della cellula dove particolari strutture, i ribosomi, leggono le informazioni che contiene e costruiscono la proteina indicata.
L’ mRNA del vaccino, veicolato da nanoparticelle, entra nelle nostre cellule e viene “letto” dai ribosomi, che producono così una proteina, chiamata Spike, che è la proteina più importante del COVID-19.
La proteina Spike esce poi dalle cellule e viene individuata dalle cellule del nostro sistema immunitario. Dal momento che è una proteina estranea al nostro organismo, le cellule “di difesa”, cioè i linfociti T e B, si attivano per farci produrre anticorpi contro di essa, quindi contro il COVID-19. L’mRNA del vaccino non è pericoloso, perchè non contiene le informazioni complete del virus e non può entrare nel nucleo delle cellule e modificarne il DNA. Viene inoltre rapidamente distrutto.
Questi vaccini, quindi, non introducono nelle cellule il virus vero e proprio, ma solo l’informazione genetica che serve alla cellula per costruire copie della proteina Spike.
Se, in un momento successivo, la persona vaccinata dovesse entrare nuovamente in contatto con il virus COVID-19, il suo sistema immunitario riconoscerà il virus e sarà pronto a combatterlo.
Non ci sono differenze significative tra i due vaccini, se non nelle nanoparticelle che inscatolano l’ mRNA per cui il Moderna è più resistente alle temperature sopra lo zero e può essere conservato tra -25° e -15° e che la seconda dose viene somministrata dopo 28 giorni anziché 21.
Entrambi sono protettivi tra la seconda e terza settimana dopo la seconda dose.
Il Vaccino Astra Zeneca è invece costituito da un adenovirus di scimpanzè, incapace di riprodursi e modificato geneticamente per veicolare l’informazione destinata a far produrre alle nostre cellule la proteina Spike. La protezione inizia a 3 settimane dalla prima somministrazione, la seconda dose deve essere somministrata in un intervallo meno rigido rispetto agli altri (da 4 a 12 settimane dopo la prima dose)
La percentuale di efficacia di questo vaccino è risultata inferiore a quella degli altri due tipi: 62.6% a fronte del 94% di quelli a mRNA.
Le sperimentazioni su tutti i tipi di vaccini anti COVID-19, data l’urgenza dettata dalla pandemia, sono state fatte soprattutto su giovani e adulti, e hanno valutato solo i parametri più importanti (se funzionano e su che percentuale di vaccinati, effetti collaterali a breve termine). Rimangono questioni che non è stato possibile valutare:
- la durata della protezione: si sono comunque dosati anticorpi a 6 mesi dalla vaccinazione
- la effettiva efficacia sulla popolazione anziana e su particolari categorie, come pazienti affetti da malattie del sistema immunitario
- la possibilità o meno per i vaccinati di essere comunque portatori sani del virus
- la percentuale di persone che possono avere eventi avversi a distanza di mesi dalla vaccinazione
Per chiarire questi punti dovremo aspettare ancora parecchi studi nei mesi a venire
RACCOMANDAZIONI ATTUALI SULLA VACCINAZIONE ANTI COVID-19:
L’AIFA ha suggerito, in ragione delle maggiori evidenze di efficacia, un utilizzo preferenziale dei vaccini ad RNA messaggero nei soggetti con età superiore a 55 anni o che abbiano malattie croniche, tra cui patologie autoimmuni:
- MALATTIE RESPIRATORIE
- MALATTIE CARDIOCIRCOLATORIE
- CONDIZIONI NEUROLOGICHE E DISABILITA’ (fisica, sensoriale, intellettiva, psichica)
- DIABETE/ALTRE ENDOCRINOPATIE SEVERE
- FIBROSI CISTICA
- HIV
- INSUFFICIENZA RENALE/PATOLOGIA RENALE
- IPERTENSIONE ARTERIOSA
- MALATTIE AUTOIMMUNI/IMMUNODEFICIENZE PRIMITIVE
- MALATTIA EPATICA
- MALATTIE CEREBROVASCOLARI
- PATOLOGIA ONCOLOGICA ED EMOGLOBINOPATIE
- SINDROME DI DOWN
- TRAPIANTO DI ORGANO SOLIDO E DI CELLULE STAMINALI EMOPOIETICHE
- GRAVE OBESITA’
In alcune di queste patologie è stato considerato un sottogruppo a maggiore priorità di persone molto vulnerabili e fragili perché presentano un importante danno di organi vitali: nel caso delle malattie autoimmuni si tratta delle persone con una grave compromissione polmonare o con un grave abbassamento delle difese immunitarie. (per ulteriori dettagli si rimanda al documento allegato)
Il vaccino AstraZeneca verrà invece somministrato a persone tra i 18 e i 55 anni che non abbiano patologie croniche rientranti nel precedente elenco, a partire dal personale scolastico, Forze Armate e di polizia, penitenziari, luoghi di comunità e personale di altri servizi essenziali.
I vaccini a mRNA (Pfizer e Moderna) sono dunque raccomandati in linea di massima in tutti i malati reumatici, anche se la vaccinazione dovrebbe essere dilazionata quando una malattia autoimmune o infiammatoria sono in fase particolarmente acuta. Alcuni farmaci inoltre possono ridurre l’efficacia della vaccinazione, per cui prima di vaccinarsi è bene confrontarsi con la Struttura di Reumatologia di riferimento nel caso in cui si utilizzino in particolare: Methotrexate, anti Jak inibitori (Baricitinib, Tofacitinib), Abatacept, Ciclofosfamide, Rituximab)
a cura della dott.ssa Nicoletta Romeo – Responsabile SSD Reumatologia ASO Santa Croce e Carle Cuneo